La situazione in Italia fra gli adolescenti
La salute psicologica dei nostri adolescenti sembra essere a rischio negli ultimi anni. Anche a causa della passata pandemia, la reclusione in casa e le conseguenti mancanze socio-relazioni, i ragazzi italiani sembrano presentare livelli di ansia e stress particolarmente elevati. Lo confermano i dati dell’ASL Toscana: sono in aumento del 10% i soccorsi per attacchi di panico fra gli adolescenti.
Secondo una recente indagine condotta da IPSOS per Save The Children, nel nostro paese la segregazione pandemica ha impattato negativamente sulle esperienze relazionali dei ragazzi. Inoltre, con il rientro in classe e la situazione di normalità, sono emerse nuove difficoltà sociali e psicologiche. Alcuni studenti segnalano di aver perso l’abitudine a frequentare posti con gruppi di persone e questo talvolta porta a stati di sofferenza.
Ad aggravare la situazione gli studenti segnalano nel rapporto la criticità dell’apprendimento. La DAD in molti casi non è riuscita a eguagliare le lezioni in classe. Molti si sono ritrovati a fare i conti con competenze non pienamente sviluppate e docenti che invece si attengono alle richieste di sempre. La conseguenza è un crescente divario tra le reali possibilità e le valutazioni.
Ecco quindi che la scuola diventa fonte di stress, le richieste di alcuni professori eccessive e distaccate dalla realtà delle classi che hanno il compito di educare. In questa situazione gli studenti più fragili non hanno vita facile. Alcuni arrivano addirittura a abbandonare gli studi a causa dell’eccessiva pressione.
Il benessere in classe è un requisito dell’apprendimento
Quali risultati può ottenere un ragazzo o una ragazza sormontati da stress e ansia scolastica? Sicuramente inferiori rispetto a quello che potenzialmente potrebbero fare.
In una fra le scuole private a Pistoia più rinomate, il Centro Studi Michelangelo, i professori hanno attivato da alcuni anni un metodo innovativo in quattro punti. Si tratta di una strategia didattica educativa alla portata di qualsiasi scuola, purché ci sia il forte impegno da parte del personale docente:
- relazioni umane di qualità;
- didattica attiva;
- verifiche formative;
- esercitazioni e interrogazioni programmati.
Il primo punto sostiene la necessità, condivisa da gran parte della letteratura pedagogica, di creare un ambiente positivo in classe. Da anni infatti si è capito che terrorizzare gli studenti non porta a niente di buono per loro. Fra le attività dei docenti dovrebbe esserci quella di parlare con i propri ragazzi, cercare di capire i loro punti di vista e comprendere le loro situazioni di difficoltà personale.
Il concetto di didattica attiva nasce con la pedagogia del Novecento e vuole sottolineare il ruolo di protagonista dello studente nel processo di apprendimento. Si tratta di far partecipare i ragazzi il più possibile, senza metterli di fronte a una lezione monodirezionale. Solo con la partecipazione potranno effettivamente sviluppare delle competenze e crescere.
Le verifiche formative non sono un’invenzione del Centro Studi Michelangelo. Fra le scuole private a Pistoia probabilmente è l’unica che le usa, ma a livello nazionale ci sono vari esempi di strutture virtuose. Si tratta di prove nelle quali la valutazione ha l’obiettivo di capire a che punto si trovano gli studenti con l’apprendimento della materie. Il fine ultimo è quello di permettere al docente di dar vita a un recupero per coloro che non hanno raggiunto gli obiettivi di apprendimento.
Infine la programmazione delle prove. Si tratta di un modo per donare serenità. Se l’obiettivo di un professore non è cogliere in fallo i propri studenti, allora non troverà niente di sbagliato nel decidere insieme i tempi e le modalità di verifica. Questo tipo di atteggiamento “democratico” alleggerisce del peso dell’incertezza tutta la classe e migliora sensibilmente le performance nelle varie discipline.
Collaborazione e progetti di lavoro per favorire le relazioni
Sempre più spesso si sente parlare di bullismo, classi divise e incapacità relazionali. La scuola può fare molto per aiutare gli studenti in queste situazioni. Come sempre quando si parla di benessere, anche in questo caso vale la regola che “prevenire è meglio che curare”.
Le attività di collaborazione a progetti sono un’ottima strategia per far dialogare i ragazzi tra loro in modo costruttivo. Favoriscono inoltre la creazione di nuove amicizie e l’emersione di talenti inaspettati.
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