I rifiuti di plastica, lo sappiamo tutti, rappresentano un fenomeno ed una criticità globale molto seria in termini di inquinamento ambientale. Per combattere la contaminazione da plastica e microplastiche che impattano sull’ambiente e sulla salubrità degli alimenti, molte aziende optano per l’alternativa di bioplastiche alimentari.
Che cosa sono le bioplastiche utilizzate per il packaging? Si tratta di materiali biodegradabili derivati da sottoprodotti o rifiuti prevalentemente vegetali da utilizzare per il confezionamento dei cibi. Sempre più aziende utilizzano materiali riciclati e bioplastiche nelle loro politiche sostenibili.
Le bioplastiche, vengono quindi trattate, come materia prima di molte organizzazioni che operano nella produzione del packaging. E vengono prese in considerazione dagli standard di certificazione in questo ambito.
Come viene spiegato da https://www.sistemieconsulenze.it/certificazione-brc-packaging/ in questo approfondimento dedicato allo standard di certificazione BRC Packaging.
Scopriamo di più.
Bioplastiche utilizzate per il packaging: materiali
Le bioplastiche utilizzate per il packaging vengono realizzate con materiali biodegradabili, che si decompongono facilmente quando vengono dispersi nell’ambiente grazie all’azione di batteri o altri microorganismi inquinando meno rispetto alla plastica convenzionale.
Sono completamente biodegradabili per il suolo o riciclabili nel compostaggio.
Le bioplastiche utilizzate nel settore alimentare sono a base di polimeri biodegradabili, in particolare amido e PLA impiegati per confezionare alimenti e bevande. Sono materiali biologici, privi di sostanze chimiche nocive per i prodotti e per l’ambiente.
Le bioplastiche fanno parte delle politiche di sostenibilità ambientale e dell’economia circolare e presentano diversi vantaggi in termini energetici, riduzione dell’impronta di carbonio, smaltimento.
Bioplastiche per il confezionamento: biopolimeri naturali e di sintesi
Per ‘bioplastiche‘ s’intendono tutte quelle plastiche di origine rinnovabile, biodegradabili e compostabili. Tuttora, non è abbastanza chiaro il concetto di ‘bio’: in realtà, esistono materiali differenti utilizzati per le bioplastiche.
Si possono impiegare materie prime di origine rinnovabile anziché fossile, ovvero di natura vegetale piuttosto che da scarti di lavorazione del petrolio.
Esistono i polimeri di sintesi (ricavati all’interno di impianti chimici) e biopolimeri naturali (sintetizzati da piante, alghe, animali, organismi viventi in genere, cellulosa, amido di mais).
C’è da fare una distinzione importante: i polimeri di sintesi non sono prettamente biodegradabili, mentre quelli naturali sono biodegradabili.
Un’altra importante differenza da considerare è questa. Pur essendo intrinsecamente biodegradabili, le sostanze organiche naturali possono essere alterate da modifiche chimiche o di miscelazione con componenti non biodegradabili.
In sostanza, la biodegradabilità e l’origine rinnovabile sono caratteristiche distinte. La capacità di biodegradare di una bioplastica non è strettamente legata alla sua origine naturale.
L’importanza delle bioplastiche alimentari biodegradabili
L’attenzione dei consumatori alle tematiche ambientali è cresciuta enormemente.
Un’azienda riconosciuta per il suo impegno sostenibile aumenta la sua reputazione, affidabilità e credibilità sul mercato.
In passato, consumatori e aziende focalizzavano la loro attenzione sulla sicurezza alimentare e sulla legalità dei prodotti per tutelarsi dalle frodi. Oggi, a tutto questo, si aggiunge la tutela ambientale e della salute. È un valore aggiunto per l’azienda che intende distinguersi sul mercato ed attirare la fiducia dei consumatori.
Molte catene della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) richiedono i requisiti di sostenibilità ambientale per i prodotti a marchio e le politiche internazionali si orientano sempre più in tal senso.
Bioplastiche utilizzate per il packaging: riferimenti normativi, requisiti
Il requisito di base delle plastiche biodegradabili è l’idoneità al contatto con gli alimenti ai sensi del Regolamento CE 1935 e del Regolamento CE 10.
Parlando di requisiti, bisogna tenere conto anche delle norme tecniche come ISO 13432 e ISO 14995.
Non esistono, ad oggi, certificazioni e specifiche normative di riferimento per i materiali di packaging. L’Unione Europea sta lavorando in questo senso per uniformare il Regolamento CE 2023 sulle buone pratiche di fabbricazione dei materiali che vengono a contatto con prodotti alimentari.
In attesa di norme specifiche, le aziende responsabili lavorano rispettando appieno i regolamenti suddetti tenendo conto degli aspetti organolettici degli alimenti da confezionare. In altre parole, è bene considerare che materiali sicuri a livello biologico e chimico possono avere un impatto diverso a seconda del tipo di alimento rispetto alla normale plastica.
Cosa fare, dunque?
In fase di analisi delle materie prime e della qualifica dei fornitori, l’organizzazione dovrebbe quantomeno valutare e determinare i requisiti minimi dei materiali (MOCA) eseguendo test e confermandone l’efficacia. Prima di riportare nelle schede tecniche o nelle etichette qualsiasi informazione sui materiali delle bioplastiche, è necessario comprovarle per non rischiare sanzioni.
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