Nata nel 2012, affermatasi in solo due anni nel panorama artistico veneto e italiano, la galleria d’arte contemporanea di Mestre è frutto dell’unione di due appassionati collezionisti veneziani: Massimo De Luca e Marina Bastianello.
Tra canali e terraferma, in una ex area industriale, la galleria è nata non tanto come luogo strategico per attirare turisti o passanti, ma come vero punto di riferimento per l’arte contemporanea nella città.
La scelta di Mestre si impone non solo perché a Venezia di gallerie d’arte ce ne sono già troppe, ma anche per puntare sul risveglio artistico della città.
I due proprietari non si sono interessati agli artisti più famosi del panorama contemporaneo, ma hanno deciso di puntare sui giovani, ragazzi per lo più under 30, che provengono da tutta Italia.
Nati come collezionisti, Massimo De Luca e Marina Bastianello, si sono appoggiati all’inizio all’esperienza di Andrea Bruciati, direttore del museo di Monfalcone.
Lui li apre a nuovi orizzonti, facendo conoscere alla coppia cinquanta giovani artisti, fra i quali ne sono stati scelti sedici per la prima inaugurazione.
Tra le mostre più particolari ricordiamo un paio di innovativi progetti “Residenze”, dove artisti scelti da varie parti del mondo, condividono spazi privati e lavoro creativo. Lo spazio espositivo della galleria di Mestre diventa un luogo di condivisione, in cui vivere e lavorare.
La prima mostra di fine residenza del 2015, si è svolta con Barbara Prenka e Orianne Castel come protagoniste. Due giovani artiste che hanno vissuto e lavorato nella sede di via Torino per un mese, dall’8 giugno all’8 luglio 2015.
L’esposizione ha ricevuto un nuovo nome permanente: darsena residency #1, ideato dal direttore artistico della Galleria, Marina Bastianello.
“La darsena è una casa del lavoro, un’officina, il luogo dove non solo si costruiscono e si riparano i mestieri, ma dove anche si riposa, spiega Bastianello, così come la Galleria è uno spazio di relazioni e attività pubbliche, ma durante la residenza diventa anche una dimora. E la sede attuale si affaccia su una darsena, in questa zona di incontro tra terraferma e laguna, ed è uno dei motivi per cui si è deciso di aprire Massimo De Luca qui”.
Barbara Prenka vive a Venezia e studia all’Accademia di Belle Arti, ha uno stile pittorico introspettivo. Orianne Castel è francese e studia filosofia a Lione, le sue opere sono per lo più installazioni aperte che si relazionano con l’ambiente. Tra le due artiste, che non si erano mai conosciute, è nata una fruttuosa collaborazione, stimolandosi a vicenda a spingersi oltre i rispettivi confini artistici.
La seconda edizione darsena residency #2 ha visto quattro giovani artisti internazionali, selezionati fra oltre 250 candidati: Agostino Bergamaschi, Isabel Legate, Regina Magdalena Sebald e Marco Strappato.
Per Darsena residency #2 Agostino Bergamaschi si è cimentato per la prima volta con il materiale veneziano per eccellenza, il vetro di Murano: l’opera è composta da tre lavori concepiti con la volontà di modellare la materia, lunghe barre di vetro colorate di forma irregolare, mettono in scena una nuova visione del cielo.
La ricerca di Marco Strappato incorpora installazione, scultura e video, trasformando oggetti tecnologici privandoli della loro funzione originaria.
Isabel Legate affronta con la sua arte tematiche legate al corpo, alla femminilità e all’identità come costrutti filtrati dal consumismo e dai media.
Infine, Regina Magdalena Sebald pone fisicamente il proprio corpo al centro della disputa tra l’essere umano e la società, investigando la problematica dei migranti, riflettendo sulla nozione di territorio comune e sui limiti del confine. La performance l’ha vista nuda e intrappolata in mezzo al filo spinato, lo stesso che ognuno di noi può acquistare per chiudere una proprietà privata.
Dal 2020 la galleria si è evoluta trasferendosi in un nuovo spazio e chiamandosi Marina Bastianello Gallery.
More Stories
Sessualità maschile: come esprimere i propri desideri
Il Futuro del Giornalismo Online: Il Caso di Il Giornale Popolare
L’oro come bene rifugio: perché gli investitori lo scelgono in tempi di crisi