La tranciatura fine è un processo meccanico in cui si realizzano pezzi di lamiera estremamente sottili, fino ad un massimo di 15 mmm.
Se nel processo convenzionale il punzone si abbassa fino ad un certo punto, in quella fine la velocità di abbassamento è maggiore e il punzone è nella parte inferiore per poterne abbassare il baricentro.
Il principio di questa lavorazione si basa sulla pressione idrostatica: la pressione arriva sia dall’alto che dal basso e il margine è ridotto al minimo.
Si usa la tranciatura fine quando si vuole una precisione micrometrica, impossibile con le macchine da stampaggio standard. Inoltre il pezzo esce senza necessari interventi come la pulitura, e i materiali lavorabili sono molti, anche i più difficili come l’acciaio inossidabile e le superleghe. Per questo la tranciatura fine si usa in molti settori come macchine fotografiche, apparecchiature medicali, automobili, applicazioni aerospaziali.
Le forme finali ottenibili sono infinite e grazie alla sua economicità su larga scala, si usa spesso per la produzione di grandi serie: ad esempio la tranciatura fine si usa per alcune componenti dell’orologio.
Le presse non sono tutte uguali e adatte a qualsiasi tipo di stampo e quindi di lavorazione. L’accoppiata pressa stampo è fondamentale per la buona riuscita del lavoro. La pressa deve essere adatta al tipo di stampo che si vuole ottenere, altrimenti si rischiamo inconvenienti quali:
bassa produttività in quanto lo stampo non raggiunge le velocità desiderate, poca qualità per mancanza di potenza, usura dello stampo che non lavora bene, rischio rottura della pressa che viene sottoposta a sforzi per la quale non è stata progettata.
Le presse per la tranciatura fine si possono dividere in due grandi macro categorie: meccaniche e idrauliche. Quelle meccaniche sono utilizzate per la lavorazione a freddo dei metalli e la forza o energia per modificare il pezzo di lamiera avviene tramite frizione ad un albero che comanda la corsa dello slittone. LE presse idrauliche, invece, lavorano con un liquido sotto pressione e sono usate quando questa pressione deve essere costante.
Ancora più in generale possiamo dire che la caratteristica principale di una pressa a tranciatura (fine o meno) è espressa dalla sua forza, misurabile in tonnellate. Tale caratteristica è fondamentale per capire quanta energia il macchinario abbia bisogno per lavorare bene. Tale calcolo non è banale perché deve considerare diversi fattori: materiale da stampare, lo stampo, ecc.
Lavorare con presse di tranciatura fine (ma potremmo di re con quelle di tranciatura in generale) non è una cosa banale e l’addetto al macchinario o macchinari deve stare molto attento e seguire sempre la procedura di sicurezza durante il proprio lavoro. Mettiamo che un addetto stia controllando la produzione di forme di lamiera prodotte in automatico, una dietro l’altra. Se un pezzo si incastra e inficia il flusso produttivo, non bisogna mai tentare di togliere il pezzo con la mano mentre la pressa continua a lavorare: il rischio che la mano sia presa sotto la pressa non è basso!
Abbiamo parlato di tranciatura e punzonatura, ma qual’è la differenza? Molto semplice: nella punzonatura, la parte tagliata è lo scarto (sfrido), mentre nella tranciatura, la parte tagliata è il pezzo che si vuole ottenere. C’è poi l’imbutitura che è una tecnica che si usa quando si deforma plasticamente la lamiera senza tagliarne materiale.
Quindi, concludendo, la tranciatura fine si usa quando si deve ottenere un pezzo di metallo molto piccolo e preciso. La qualità di questo processo è alta, ma in confronto alla tranciatura tradizionale la capacità produttiva è ridotta. Viene quindi utilizzata in moltissimi campi la dove si può ottenere un pezzo finito senza lavorazioni aggiuntive.
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