Viene definito packaging alimentare un imballaggio che, rispondendo a determinati requisiti ed essendo in grado di preservare e rispettare le caratteristiche del prodotto contenuto al proprio interno, viene eletto e dedicato al contenimento di alimenti, di qualsiasi tipo: solidi, liquidi o semi liquidi.
Ogni giorno, aprendo il frigorifero o la dispensa, ci capita di maneggiare molti imballaggi per alimenti, di diverso tipo, diverso materiale e destinati ad usi e conservazioni differenti: a basse temperature, da congelare o, per esempio, a temperatura ambiente.
Nonostante abbiamo a che fare continuamente con tali packaging alimentari, non conosciamo bene quali sono le funzioni che ogni imballaggio alimentare deve avere per essere considerato sicuro per la nostra salute, o se abbiamo per le mani qualcosa che proviene da elementi riciclati e con basso impatto ambientale (e quindi smaltibile in un determinato modo) oppure dobbiamo prestare attenzione allo smaltimento in una categoria dei riciclabili.
Sono molte le aziende che producono packaging che fanno attenzione ai materiali dedicati alla produzione degli imballaggi alimentari. Ad esempio Volmar Packaging utilizza materiali ecosostenibili utilizza materiali di produzione del packaging a basso impatto ambientale.
Le finalità del packaging alimentare
I packaging alimentari sono diversi dagli altri perché, entrando a contatto con il cibo, devono essere più sicuri e, specificatamente adatti al cibo, cioè rispondenti a determinate caratteristiche.
Gli imballaggi alimentari, devono tenere conto delle dimensioni del prodotto, del tipo di consistenza, delle modalità di conservazione (frigo, freezer o dispensa), e di eventuali interazioni tra cibo e materiale utilizzato per produrre il packaging.
I prodotti che arrivano sulle nostre tavole hanno alle spalle un lungo viaggio durante il quale il packaging deve impedire al cibo di deteriorarsi o perdere le proprie caratteristiche relative a gusto e freschezza.
Per questo, le confezioni, devono essere resistenti e proteggere il cibo anche dagli urti.
Il packaging alimentare, pertanto, dovrebbe avere le seguenti funzioni:
- contenere il prodotto;
- conservare il prodotto preservandone le caratteristiche relative a gusto, freschezza e consistenza;
- proteggere il cibo da alterazioni provocata da fattori esogeni o da traumi e urti;
- avere un’etichetta chiara che spieghi al consumatore come utilizzare il prodotto, gli ingredienti utilizzati nella produzione, la data di scadenza e altre informazioni utili alla consumazione o alla conservazione.
Qualità importanti di un packaging alimentare sicuro: gli standard di certificazione
Gli imballaggi alimentari vengono definiti a norma dopo aver ottenuto alcune certificazioni richieste dalla legge.
Esistono due tipologie di certificazioni standard: Standard pubblici e Standard privati.
Gli standard pubblici sono creati e regolamentati dalle pubbliche istituzioni, come ad esempio la ISO; gli standard privati, invece, vengono emessi e regolamentati dalle organizzazioni di imballo e trasporto di proprietà privata e che tengono conto delle esigenze, indicazioni e richieste che pervengono dalle grandi aziende del settore alimentare.
In un caso o nell’altro, le certificazioni vengono rilasciate dopo che, il packaging alimentare, viene sottoposto ad opportune verifiche da parte di incaricati autorizzati ed esperti del settore.
Quali requisiti deve avere un packaging alimentare per ottenere la certificazione?
La certificazione, che risponda agli standard pubblici o privati, viene rilasciata se l’imballaggio alimentare risponde a determinati requisiti.
Innanzitutto il packaging deve proteggere l’alimento affinché non si deteriori né perda le sue caratteristiche nutrizionali, visive e qualitative.
Importantissimo è che i materiali utilizzati per produrre il packaging non contengano sostanze dannose per la salute dei consumatori finali.
In ultimo, non per importanza, l’imballaggio alimentare non deve modificare né l’aspetto del cibo (consistenza e colore) né il suo sapore.
Sono tre le tipologie di aspetti che potrebbero danneggiare il prodotto:
- additivi: un esempio sono gli antiossidanti o i coloranti;
- solventi: definiti anche residui di lavorazione;
- elementi chimici prodotti dal deterioramento dell’imballaggio alimentare a contatto con il cibo stesso o con agenti esterni.
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